Christina Schröder, André Buchali, Paul Windisch, Erwin Vu, Lucas Basler, Daniel R. Zwahlen, Robert Förster
Clin Oncol. 2020 Dec;32(12):852-860.
CONTESTO:
Scopo dello studio è quello di valutare l’impatto delle “basse dosi” sui polmoni e sul cuore, in particolare sull’incidenza di polmoniti e alterazioni della funzione polmonare, dopo radioterapia toracica (RT). Utilizzando ormai comunemente tecniche ad intensità modulata a più fasci (IMRT) e tecniche volumetriche ad arco (VMAT) nella radioterapia toracica, si pone il problema di verificare l’impatto delle basse dosi diffuse su polmoni e cuore.
Ai fini dello studio sono stati analizzati i dati di 62 pazienti (età media di 66 anni) sottoposti tra aprile 2012 e ottobre 2015 a radioterapia toracica curativa per carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC), carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) e carcinoma esofageo.
I pazienti con NSCLC hanno ricevuto una dose totale di radiazioni di 74 Gy, i pazienti con SCLC di 60 Gy e i pazienti con carcinoma esofageo di 66 Gy, tutti con una dose frazione di 2 Gy.Dei 34 pazienti con tumori polmonari primari, la maggior parte dei pazienti aveva tumori in posizione centrale (38%).
Tutti i pazienti inclusi in questa analisi hanno completato il protocollo di trattamento.
Sono stati effettuati dei test di funzionalità polmonare (PFT) prima dell’inizio del trattamento radioterapico e successivamente ripetuti rispettivamente a 6 settimane, a 12 settimane e a 6 mesi dopo la RT.
I PFT includevano la ventilazione (Es., Capacità vitale) e i parametri di diffusione (Es., Capacità di diffusione del monossido di carbonio).
Sono stati analizzati i dati dosimetrici del polmone e del cuore per valutare l’impatto della dose sui cambiamenti della funzionalità polmonare e sulla polmonite da radiazioni (RP).
Lo studio mostra che non sono state trovate correlazioni statisticamente significative tra i parametri di dose e i cambiamenti nei parametri di ventilazione.
Tuttavia, sono state rilevate delle correlazioni statisticamente significative tra la capacità di diffusione del monossido di carbonio e i parametri a basso dosaggio dei polmoni (V5Gy–V30Gy(%)) e l’ irradiazione del cuore durante il follow-up fino a 6 mesi dopo RT, nonché una correlazione temporanea sui parametri dell’emogasanalisi a 12 settimane dopo la RT.
All’analisi multivariata, sia i parametri cardiaci che polmonari hanno avuto un impatto significativo sulla capacità di diffusione del monossido di carbonio.
L’analisi mostra che non si è verificata un’influenza statisticamente significativa di alcun paziente o fattore correlato al trattamento (inclusi i parametri di dose) sull’incidenza della polmonite ≥G2.
Possiamo concludere che sembra quindi esserci un impatto duraturo dell’irradiazione a basse dosi sul polmone e dell’irradiazione al cuore sulla diffusione del monossido di carbonio dopo la radioterapia toracica mentre non è stata trovata alcuna influenza sulla polmonite da radiazioni.
COMMENTO AITRO:
Articolo pubblicato recentemente (dicembre 2020), di connotazione clinica, ma con un notevole impatto sulla verifica delle tecniche IMRT e VMAT utilizzate nella radioterapia del distretto toracico e l’effetto delle basse dosi che vengono somministrate a polmoni e cuore dopo radioterapia con tecniche IMRT e rotazionali.
Sempre più articoli vengono pubblicati sugli effetti delle basse dosi dovute alle terapie volumetriche, le implicazioni ricadranno su tutta la “catena di trattamento”, dalla scelta della tecnica, al setup del paziente e all’elaborazione del piano di trattamento.
Infine lo studio, evidenzia come, nell’ambito di una stessa ricerca, sia necessaria la collaborazione di diverse figure professionali, non solo appartenenti al team di radioterapia, ma anche altri professionisti sanitari coinvolti nella raccolta di dati e parametri di loro competenza (funzionalità polmonare, emo-gas-analisi, ecc.), dimostrando che la multiprofessionalità è una risorsa anche nel campo della ricerca.